
Ciò che immediatamente solletica i sensi nel segno apparente di una discontinuità è la nuova veste grafica; una spettacolare ricchezza cromatica, linee pulite e scenari lussureggianti per dettaglio introducono nei fantastici mondi alieni, resi vivi dalla popolazione di creature e di avveniristici dispositivi robotici. Non si può che rimare appagati dalla fluidità dell'azione anche nei momenti più concitati, dai generosi effetti speciali generati da spari ed esplosioni e dalle tipiche animazioni con cui i protagonisti trottano per lo schermo; tuttavia, ci si accorge in breve che tale evoluzione visiva è riconducibile ad un'operazione prettamente cosmetica, incidendo più sulla piacevolezza dell'immagine che sulla vera e propria struttura dei livelli.
I particolari dinamici e gran parte degli elementi costituenti l'ambientazione rimangono, in effetti, sullo sfondo, senza compenetrarsi al contesto di gioco, con arene che beneficiano al più di un incremento d’estensione e distanza all’orizzonte; l'andamento dei percorsi è convenzionale, con una alternanza di cammini lineari e piazze imbottite di contenitori bonus da spaccare e di orde d'avversari. Se non mancano gli sviluppi verticali, tra salite su torrioni spiraliformi e immersioni in bacini d'acqua infestati da mine, né alcune sezioni di caccia agli oggetti chiave nascosti, rimangono palesi i limiti dell'ambizione del level design, specie quando una piattaforma teoricamente di facile presa risulta inaccessibile ai propri tentativi.
E' nell'anima da sparatutto movimentato che Ratchet e compare trovano la loro compiuta realizzazione, verità testimoniata dal nutrito arsenale a loro disposizione; come da copione, accanto all'inseparabile chiave inglese\corpo contundente (che il nostro Lombax utilizza per deformazione professionale) e a gingilli da fuoco come il sempreverde Combustore, reclamano il loro posto una serie di strumenti - di distruzione, da diversivo o di pratica utilità - esotici per denominazione e funzioni. Si va così dal Plasmabestia, che genera una sorta di mostro verdastro pronto a scagliarsi sul nemico, al Gelanator, utile a creare blocchi gelatinosi su cui rimbalzare per raggiungere appigli ad alta quota o per attraversare pozze di liquido nocivo, passando per il Discotron, gadget demenziale simile ad un palla da discoteca che obbliga i cattivi ad abbandonarsi alle danze scoprendo le difese. Come recita la saggezza videoludica, dimmi che arma usi e ti dirò su quale nemico avrà più effetto; la varietà di creature ostili andrà affrontata di volta in volta facendo buona economia delle munizioni e della potenza di fuoco a propria disposizione, piazzando le granate sui gruppi più folti, scegliendo la soluzione offensiva in funzione della distanza e degli eventuali punti deboli degli avversari. E’ importante muoversi di continuo per evitare di costituire facile bersaglio e passare al momento giusto alla visuale da sopra la spalla, che consente lo strafe ed una mira più accurata, sopratutto nel caso di minacce sfuggenti come quelle provenienti dal cielo. Con il progredire dell’avventura e del livello di sfida, si rende indispensabile l’upgrade delle risorse d’attacco e difesa; la frequenza d’uso di uno strumento ne migliora automaticamente le caratteristiche, ma per ottenere dei risultati istantanei ci si potrà rivolgere ad apposite rivendite distribuite sulle mappe, in cui scambiare la valuta d’ingranaggi, rilasciata a seguito di ogni uccisione, con potenziamenti, armature e nuovi oggetti.
A variare un ritmo che tende a mantenersi uniforme intervengono alcuni diversivi; che si tratti di scivolare lungo rotaie arzigogolate sospese in aria mentre si evitano raggi laser e interruzioni aperte sul vuoto, di manovrare il personaggio in caduta libera tramite l’orientazione del sixaxis o di districarsi a bordo di un’astronave in uno spara e fuggi in stile Starfox, la varietà non manca, ma la sostanza ludica di tali divagazioni rimane sempre stuzzichino di poca sostanza in relazione alla portata principale. Considerandolo nell’insieme, il piatto è ricco, generoso nella porzione, ma si ha la vaga impressione che non sia stato speziato quanto il palato richiederebbe; combattimenti, esplorazione piattaformica e mini-giochi assortiti sono soddisfacenti senza valicare la soglia del divertimento spassionato, la cornice della tutto sommato trascurabile trama tenta di mostrarsi frizzante senza grossi successi umoristici, lo stesso accompagnamento musicale, così come il doppiaggio, fatica ad imprimersi nella memoria uditiva seppur allestito con competenza.
Ratchet & Clank: Armi di Distruzione è realizzato e confezionato con tutti i crismi; brillante nella forma e forte di meccaniche consolidate, intrattiene senza conoscere fasi di stanca o cali qualitativi, risultando giocabile e frenetico, un titolo completo. Il suo problema è che non riesce praticamente mai a elevarsi da quella che si configura come una gradevole routine, risultando in un’esperienza di gioco vagamente piatta. Ripresentatosi pressoché identico a se stesso entro un arco temporale ristretto, e non potendosi definire un autentico mostro di divertimento, sfida o simpatia, catturerà gli aficionados allo stesso modo in cui potrebbe lasciare tiepidi gli animi di giocatori più neutrali nei confronti della saga.
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